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Il laboratorio e il Libro de' conti del laboratorio
A differenza della maggior parte dei costruttori suoi contemporanei di Londra, Parigi e Monaco, che disponevano di fabbriche vere e proprie in cui impiegavano in alcuni casi decine di operai per la produzione di strumenti ottici e matematici, il laboratorio di Giovanni Battista Amici ebbe sempre carattere artigianale con sede in locali attigui all'abitazione e non occupò mai più di quattro lavoranti, in certi periodi uno soltanto.
Da un lato si deve tener conto delle condizioni economiche e politiche dell'Italia del tempo, da cui non ci si poteva aspettare che sortissero le commesse che agli instrument makers venivano da altri paesi europei, specialmente dall'Inghilterra e dalla Francia, potenze marinare impegnate fra l'altro nel rilevamento di vaste zone del globo; dall'altro occorre ricordare la permanente difficoltà di reperire non solo il vetro ottico, affatto mancante nel nostro paese, ma anche dei buoni operai in ottica, tant'è che Amici dovette farne ripetutamente ricerca a Padova, in Lombardia e perfino in Svizzera. Ancora negli anni Venti nella stessa Milano non era semplice procurarsi nemmeno del buon ottone per le parti meccaniche. Né bisogna dimenticare che all'epoca del suo famoso microscopio catadiottrico, vale a dire nel secondo decennio dell'Ottocento, e per diversi anni ancora, l'uso del microscopio nelle Università di tutta Europa era un fatto assai raro, che non avrebbe giustificato una produzione su larga scala.
Si consideri da ultimo che i più grandi telescopi di Amici, il riflettore del 1811 per Brera e il rifrattore del 1841 per Firenze, non ebbero né un'adeguata montatura né un osservatorio confacente.
Amici guardava all'Inghilterra e alla Francia, perché era con i maggiori costruttori di quei paesi che si confrontava, ma non aveva alle spalle una realtà nazionale che lo supportasse.
Il suo laboratorio ebbe sempre sede nello stabile di abitazione della famiglia: a Modena in Contrada de' Servi; a Firenze prima in Via Maggio, poi in Via de' Renai, nel palazzo già del Principe Demidoff che guarda l'Arno verso il Ponte alle Grazie, dov'è oggi l'Hotel Silla. E non si confuse mai con quello del R. Museo.
Per quanto riguarda gli operai di Amici, sappiamo che Giuseppe Sgarbi lavorò per lui a Modena nel periodo 1811-1826 (il 1° gennaio del '27 passò macchinista e custode presso il nuovo Osservatorio) e saltuariamente forse fino al 1831. Fra il 1814 e il 1817 fu occupato nel suo laboratorio Gaspare Palmieri, formatosi a Brera con Joseph Megele, primo tecnico dell'Osservatorio, proveniente da Vienna. Un operaio chiamato "il Ginevrino" risulta aver lavorato per Amici fra il 1817 e il 1823. Nel 1818 fu al suo servizio Pietro Bacchi di Modena, il quale aprì poi bottega in proprio per la costruzione di strumenti ottici. Di Osvaldo Ferracina si trovano notizie fra il 1824 e il 1826. Giovanni Battista Lenna rimase con lui dal 1817 al 1843 e fu per molti anni il capo del laboratorio. Anche Lenna veniva da Brera, dove aveva imparato il mestiere sotto il macchinista Carlo Grindel. Guglielmo Pucci entrò nel laboratorio di Amici nel 1821 a quindici anni e vi rimase fino al 1837. Quando nel dicembre del '31 Amici si trasferì a Firenze, furono Lenna e Pucci che portò con sé. Giuseppe Braidi lavorò nel suo laboratorio dal 1831 al 1833, dunque a Firenze. Lodovico Saetti fra il 1832 e il 1834. Un non meglio precisato Raffaello (dovrebbe trattarsi di Raffaello Grossi) nel periodo 1839-1843. Altri ancora lavorarono per lui per periodi più brevi, rapporti saltuari o collaborazioni esterne. Nessuna notizia si ha invece dei lavoranti di Amici dopo il 1843, se si escludono il Saetti e il Grossi.
A segnalare l'esistenza del Libro de' conti del laboratorio di Giovanni Battista Amici e a fornirne qualche primo ragguaglio fu Pietro Pagnini nel 1918 (L'ottica geometrica in Italia nella prima metà del secolo XIX e l'Opera di G. B. Amici, «Rassegna nazionale», XVII). Da quella segnalazione presero le mosse in anni a noi più vicini il Professor Paolo Buffa ed Elena Filippini-Lera Buffa per mettersi sulle tracce di questo prezioso documento che la generosità della Famiglia Amici Grossi volle rendere accessibile alla comunità scientifica, facendone dono alla Biblioteca Estense di Modena. I medesimi provvidero poi a presentarlo in un articolo che apparve nel 1988 sul «Giornale di Fisica» (Il Libro de' Conti del Laboratorio di Giovan Battista Amici, «Giornale di Fisica», 2-3).
Per quanto concerne la parte delle Macchine esitate esso fu pubblicato integralmente, voce per voce, da Alberto Meschiari negli «Atti della Fondazione Giorgio Ronchi» nel 2001 e successivamente nel volume Il Libro de' conti del laboratorio di Giovanni Battista Amici e altri documenti inediti, Tassinari, Firenze 2003.
La parte relativa alle spese, vale a dire agli acquisti fatti per il laboratorio, alquanto incompleta e discontinua, non è stata invece ancora pubblicata.
Tenuto con scrupolosità dal 9 gennaio 1817 al 25 marzo 1863, benché non registri tutto ciò che Amici costruì e vendette o donò, il Libro de' conti del laboratorio è un documento di straordinario valore, che permette di datare con grande esattezza la maggior parte degli strumenti che uscirono dall'officina del costruttore modenese nell'arco di quasi un cinquantennio e di identificarne i committenti.
Dalle sue pagine si ricava che in 46 anni uscirono dal laboratorio poco più di 300 microscopi, 12 apparecchi di polarizzazione, 25 fra telescopi e cannocchiali, 17 micrometri, circa 270 camere lucide, una settantina di livelli, ecc. Dal confronto di altri documenti e della corrispondenza possiamo ipotizzare che in cinquant'anni non siano stati più di 400 i microscopi costruiti nel suo laboratorio. Si tenga presente che per quanto riguarda soprattutto il più versatile acromatico, la produzione di Amici non fu mai standardizzata, dato che lo strumento veniva generalmente fabbricato per rispondere alle esigenze particolari del committente. Questo è anche il motivo fondamentale per cui si poteva farne acquisto solo presso il costruttore e non era disponibile nei magazzini dei rivenditori, come avveniva per le maggiori case produttrici.
Tipi di strumenti realizzati nel laboratorio di Amici
(secondo il Libro de' conti )
Apparato per fotografia
Camere lucide
Camere oscure
Cannocchiali
Cannocchiali da teatro
Circoli di riflessione a prismi
Diottre
Goniometro
Livelli
Meridiane
Micrometri
Microscopi
Squadri agrimensori
Strumenti di polarizzazione e diffrazione
Strumento dei passaggi
Tavoletta pretoriana
Telescopi
Teodoliti ripetitori
Distribuzione geografica degli strumenti venduti
Oltre che su gran parte del territorio nazionale (mi limito a segnalare: Arezzo, Bergamo, Bologna, Ferrara, Firenze, Genova, Milano, Modena, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Pavia, Pisa, Pistoia, Reggio Emilia, Roma, Sassari, Siena, Torino, Venezia, Verona, Vicenza), i suoi strumenti ebbero larga diffusione in Europa (Altona, Amsterdam, Armagh, Berlino, Bonn, Copenhagen, Dublino, Edimburgo, Giessen, Ginevra, Grecia, Greifswald, Jena, Lipsia, Liverpool, Londra, Malta, Marsiglia, Parigi, Polonia, Praga, Stoccolma, Tübingen, Utrecht, Vienna, Zurigo), e giunsero ad Est fino a Mosca e S. Pietroburgo, e ad Ovest fino a New York, Filadelfia, Carolina e Messico.
Istituzioni committenti
Accademia delle Scienze di Torino
Accademia di Copenhagen
Arcispedale di S. Maria Nuova di Firenze
Biblioteca del Re di Napoli
Bureau topografico di Napoli
Collegio della Marina di Venezia
Collegio Forteguerri di Pistoia
Collegio Ghislieri a Pavia
Facoltà delle Scienze di Parigi
Gabinetto anatomico dell'Università di Pisa
Gabinetto anatomico dell'Università di Sassari
Gabinetto di anatomia umana dell'Università di Padova
Gabinetto di Fisica dell'Università di Pavia
Gabinetto di Fisica dell'Università di Pisa
Gabinetto di Fisiologia dell'Università di Siena
Gabinetto Imperiale di Storia naturale di Vienna
Gabinetto patologico dell'Università di Bologna
Imperiale Istituto Veneto
Istituto anatomico di Bonn
Istituto anatomico di Praga
Istituto Tecnico di Firenze
Liceo di Porta Nuova a Milano
Liceo di Venezia
Marina Sarda di Genova e Scuola della Marina
Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze
Museo di Storia naturale di Parigi
Museo zoologico di Torino
Ospedali di Livorno
Osservatorio astronomico di Armagh (Irlanda)
Osservatorio astronomico di Modena
Osservatorio astronomico di Torino
Scuola delle miniere di Parigi
Scuola di Anatomia descrittiva dell'Ospedale di S. M. N. di Firenze
Scuola di Anatomia di Ferrara
Scuola di Anatomia patologica di Firenze
Scuola Politecnica di Parigi
Università di Giessen
Università di Modena
Università di Napoli
Università di Parma
Università di Perugia
Università di Roma La Sapienza
Università di Utrecht
Fra i destinatari dei suoi strumenti troviamo
Medici, biologi, fisiologi, anatomisti, zoologi, botanici, chimici e geologi
fra cui: Alessandrini, Assalini, Bassi, Bechi, Betti, Brongniart, De Filippi, De La Rive, De Notaris, Donders, Dufrénoy, Ehrenberg, Escher, Gabrielli, Haeckel, Harting, Hasner, Lambl, Lehmann, Mirbel, Mohl, Pacini, Panizza, Parlatore, Passerini, Pellizzari, Purkyne, Savi, Schleiden, Schouw, Schultze, Vlacovich, Webb
Astronomi
fra cui: Bianchi, Binet, Caldecott, Ciccolini, Cooper, J. F. W. Herschel, Horner, Inghirami, Littrow, Oriani, Pearson, Plana, Robinson, Rutherfurd, Santini, Secchi, Valz
Fisici e matematici
fra cui: Antinori, Corridi, Gonnella, Hartnack, Matteucci, Orioli, Pacinotti, Pictet, Talbot, Zantedeschi
e ancora Ingegneri e architetti (fra cui Corsini, Pasqui, Scaccia), Militari e diplomatici (fra cui: Carandini, von Köller, Ross, Smyth, Visconti); infine Sovrani e aristocrazia (mi limito a ricordare: l' Arciduca Massimiliano d'Austria, il Re Gustavo di Svezia, l'Imperatore di Russia, Maria Luigia di Parma, il Principe di Metternich, il Re di Napoli, il Barone Ricasoli, Vittorio Emanuele I).