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Telescopio rifrattore

Alla Terza Riunione degli scienziati italiani, che si tenne a Firenze e per la quale fu inaugurata la Tribuna di Galileo, il 28 settembre 1841 Amici lesse una comunicazione sul telescopio acromatico di 16 piedi di distanza focale da lui fatto costruire nelle officine dell'I. R. Museo di Fisica e Storia naturale (che Tempel chiamò Amici I).

Firenze. Specola astronomica dell'I. R. Museo di Fisica e Storia naturaleIl Cav. Prof. G. B. Amici prende a leggere un suo scritto intorno ad un telescopio acromatico di sedici piedi di distanza focale costrutto nelle officine dell'I. e R. Museo Fisico di Firenze. Egli ne espone l'obiettivo (la cui apertura è di undici pollici), composto di crown e flint-glass della fabbrica Guinand di Parigi, ed eseguito dall'artista Toussain, il quale si è valso dei metodi immaginati dal Prof. Amici medesimo, per curvare i vetri e pulirli. Il Prof. Amici avverte che per quello che concerne al lavoro, questo obiettivo come le altre lenti del canocchiale possono dirsi veramente esatti, essendo le aberrazioni di sfericità e rifrangibilità abbastanza corrette; quanto alla qualità del vetro fa notare alcune imperfezioni che esso presenta verso la circonferenza, cioè sette sensibili gruppi di vene che si trovano nel crown, che rifrangendo irregolarmente la luce rendono meno distinte le immagini.

Veduta dell'I. R. Museo di Fisica e Storia naturale con la Specola in una stampa settecentescaNella nota Sulle apparenze fisiche della gran cometa del 1858 Donati parla per questo strumento di 28 cm. di apertura per m. 5,2 di distanza focale. All'epoca era il più grande rifrattore disponibile in Italia. In realtà l'obbiettivo di Amici dovette attendere quasi tre anni prima di essere dotato del suo tubo in legno.

Nell'estate del 1844, durante il suo secondo viaggio a Parigi, Amici fece acquisto di due dischi di flint-glass di Guinand di 11 pollici di diametro, da cui l'anno successivo ricavò il suo secondo obbiettivo acromatico (l' Amici II) di 9 pollici (238 mm. per una distanza focale di m. 3,18).

Il tubo del rifrattore Amici I all'Istituto e Museo di Storia della Scienza di FirenzeL' Amici I, per il quale solo nel 1865 Giovanni Battista Donati riuscì a realizzare una montatura equatoriale, doveva essere lo strumento principale dell'Osservatorio annesso al R. Museo, quello che Ernst Wilhelm Tempel, giunto ad Arcetri nel 1875, trovò con tubo di mogano montato parallatticamente nella grande cupola, ed usò per disegnare le nebulose. Così egli descrisse i due telescopi in alcuni appunti manoscritti, Osservazioni e disegni di alcune Nebule, conservati nella Biblioteca dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri:

Dopo aver osservato il Cielo 16 anni (un anno a Venezia e undici anni a Marsiglia soltanto con un cannocchiale mio proprio di 4 pollici di apertura; e quattro anni a Milano con un Plössl ugualmente grande), e dopo aver fatto circa 20 scoperte fra pianeti e comete, fui traslocato al principio del 1875 all'Osservatorio di Arcetri. [...]

Montatura equatoriale fatta costruire da G. B. Donati nel 1865 per il telescopio Amici IL'osservatorio di Arcetri possiede due grandi oggettivi acromatici di Amici. Il più grande (che per brevità chiamo Amici I°) di 283 millimetri apertura libera e di
5 m.73 distanza focale, è con tubo di mogano montato parallatticamente nella grande cupola. Per mala ventura questo collocamento fu fatto in modo inconveniente, così che anche stando sul gradino più alto della scala, non si può osservare ad altezza sull'orizzonte minore di 25 gradi. Manca pure la divisione dei circoli in AR e Decl., cosicché non ha esagerato colui che disse di non poter capire, come si possa con questo cannocchiale cercare le nebule e disegnarle.

Il secondo oggettivo di Amici (più brevemente Amici II°) ha 238 mill. d'apertura e solo 3 m.18 di distanza focale. Questo strumento con la sua grande potenza di luce potrebbe esser molto utile se fosse montato parallatticamente nella cupola orientale. Finora non ho potuto ottenere che questo si facesse, ma ho speranza che si farà. L'imperfetta montatura attuale è tutt'al più buona per far vedere al pubblico la luna ed i pianeti. Impossibile di far misura sulla terrazza aperta; il piano inclinato della medesima fa smuovere il cannocchiale col più debole vento e vi sarebbe da temere qualche disgrazia. Sul principio del mio soggiorno in Arcetri usai talvolta questo cannocchiale per cercare le nebule, ma non potei con esso far dei disegni.

Il tubo del rifrattore Amici II sulla sua montatura originale all'Istituto e Museo di Storia della Scienza di FirenzeProvai di farne con Amici I° nella cupola, e benché fosse molto incomodo, alcuni disegni mi riuscirono bene. Allorché io confrontai i miei schizzi coi disegni pubblicati da altri astronomi vidi che Amici I° mi faceva vedere le nebule tanto bene, quanto esse erano state prima disegnate coi più grandi cannocchiali del mondo.

Così proseguii nel mio lavoro e feci delle interessanti esperienze: p.es. che Amici I° non solamente faceva vedere tutte le nebule di III classe di Herschel, tutte le nuove nebule di Lord Rosse e Lassel, ma bensì ancora con esso ritrovai molte nebule di W. Herschel, le quali dalla loro prima scoperta non erano state né osservate né trovate da nessuno, e cui diverse si ritenevano per scomparse o mal indicate.

Disgraziatamente questo eccellente cannocchiale non ha che un solo oculare (che appartiene allo stesso tempo ad Amici II°) e della serie di oculari appartenenti al piccolo Refrattore di Fraunhofer uno solo puossi adoperare con giovamento. L'ingrandimento è perciò limitato da 113 a 190 volte.

Lenti obbiettive dei telescopi Amici I e Amici IILe lenti obbiettive dei due telescopi, qui riprodotte in fotografia e tuttora conservate presso l'Osservatorio Astrofisico di Arcetri, furono utilizzate ancora nel 1936 e nel 1952 in occasione di due eclissi solari (cfr. Guglielmo Righini, Storia e vicende degli obbiettivi astronomici di G. B. Amici, «Physis», XI-1969; Alberto Righini, Il ruolo di Giovan Battista Amici e di Giovan Battista Donati nell'astronomia fiorentina del XIX secolo, «Giornale di Fisica», 2/3-1988). I tubi sono invece esposti in una sala dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze.