Biografia di Giovanni Battista Amici
1847-1863 - L'obbiettivo a immersione. L'Exposition universelle di Parigi del 1855. Il prisma a visione diretta - torna all'indice
Universalmente riconosciuto è il merito di Amici di aver applicato per la prima volta con successo il principio dell'immersione, come ricordò anche Ernst Abbe nel 1879 (Ueber Stephenson's System der homogenen Immersion bei Mikroskop-Objektiven), e al 1847 si fa generalmente risalire la data di questo fondamentale contributo all'evoluzione dell'ottica microscopica. L'applicazione del principio dell'immersione della superficie inferiore dell'obbiettivo in un liquido procurò al microscopio di Amici un grado di forza per l'innanzi insperato. La prima scheda conservata relativa a un microscopio ad immersione in acqua è quella per il Professor Donders di Utrecht (19 obbiettivi), costruito nella seconda metà del 1849. La serie VI a immersione ha l'apertura angolare massima di 90°.
Dal 1850 al 1853 le aperture degli obbiettivi ad immersione passano dai 118° del microscopio Panciatichi ai 138° del microscopio realizzato nel 1852 per Karl Gotthelf Lehmann, che insegnava Chimica fisiologica a Lipsia, ai 140° del microscopio per l'Orto botanico di Modena (1852), ai 160° del microscopio Brachet (1853). Di quest'ultimo Amici scrisse: «L'autore crede che nessun'altra Serie costruita fino a questo momento dagli ottici sia altrettanto potente della Serie VI formata di sei sostanze di diversa forza refringente e dispersiva. E considerando la distanza di circa 0,4 che lascia fra l'inferiore obbiettivo e l'oggetto (distanza grandissima relativamente al suo fuoco 1 mm,74) con un'apertura di 160° pensa di avere esibito una prova della superiorità del principio da lui ideato».
Del 12 gennaio 1856, e dunque riferentesi ad un microscopio realizzato nel 1855, destinato a Roma, è la prima scheda tecnica conservata in cui si parla dell'immersione in olio. Il microscopio eseguito per Lenoir di Vienna intorno al febbraio di quell'anno con 18 obbiettivi ha una serie V ad immersione in acqua e una VI per la quale si usa «l'olio di papavero ben preparato bianco e limpido. In mancanza di quest'olio può supplirsi con olio di mandorle dolci». Amici si serviva anche di olio di anici, di ricino e di glicerina.
Pieter Harting, che insegnava Anatomia microscopica e Fisiologia vegetale a Utrecht e aveva acquistato un grande microscopio acromatico Amici nel 1849, scrisse nella sua opera classica Das Mikroskop (prima edizione in olandese 1848-1850) che considerava quello strumento come il più perfetto dal punto di vista ottico.
Nel 1852, sulla base delle nuove teorie dei sistemi diottrici elaborata da Mossotti e applicata da Angelo Forti, Amici realizzò un tripletto acromatico di 6 pollici di apertura e 52 pollici di distanza focale.
Oltre che in questioni di ottica microscopica e nel perfezionamento del principio dell'immersione, gli anni Cinquanta videro Amici impegnato in prima linea nelle osservazioni sulle malattie della vite (Oidio), sulla rachitide del grano, sul mal del calcino dei bachi da seta, sulla malattia delle foglie del gelso. Nel luglio del 1852 la R. Accademia dei Georgofili lo aggregò ufficialmente alla Commissione già nominata per studiare la malattia che infestava i vigneti della Toscana.
Su questi argomenti verte il maggior numero delle comunicazioni che egli fece in quegli anni, tutte pubblicate negli «Atti della R. Accademia Economico-Agraria dei Georgofili di Firenze»: Osservazioni microscopiche sulla malattia dell'uva, Sulla malattia dell'uva, Lettera al Presidente sull'Oidium Tuckeri, Nota del prof. G. B. Amici su fave e vecce, Sulla malattia della foglia del gelso, Lettera del 26 febbraio 1854 intorno all'Oidio della vite, Lettera del 30 luglio 1854 intorno al grano attaccato dalla malattia conosciuta nel Nord di Europa col nome di rachitide.
Nel 1854 gli «Annali di Scienze Matematiche e Fisiche», compilati da Barnaba Tortolini, pubblicarono nel Tomo Quinto gli Elementi parabolici approssimati della cometa .
Nel 1855, a 69 anni, Amici compì il suo terzo e ultimo viaggio a Parigi in occasione dell'Exposition universelle, dove i suoi più forti obbiettivi, «debitamente modificati onde renderli servibili coll'immersione del piano della mezza sfera nell'acqua, o nell'olio di papavero hanno ottenuto uno splendido successo». Nemmeno di questo viaggio è conservata documentazione. Ne abbiamo solo notizie indirette dalla corrispondenza. Il 10 luglio Duboscq lo invitò ad assistere il 12 successivo, un giovedì, a «une serie d'experiences d'optique à la lumière electrique». Il 20 incontrò Joseph Bourgogne, il primo a creare in Europa un'industria delle preparazioni naturalistiche scientificamente stabilite per la bisogna dei micrografi, e Louis Alphonse de Brébisson (1798-1872), naturalista e fotografo francese. La «Gazzetta del Popolo» di Firenze del 19 ottobre 1861 (n. 249) ci offre altre notizie al riguardo. Sulla base di una intervista fatta al costruttore il 15 ottobre precedente, l'articolista riferiva che nel 1855 Amici aveva portato con sé a Parigi solo un piccolo microscopio che risultò però di gran lunga superiore ai molto più grandi ed eleganti strumenti degli ottici parigini, al punto che questi furono assai impensieriti all'idea di esporli al confronto. Con generosità e cavalleria Amici avrebbe allora dichiarato di rinunciare a presentare il suo microscopio all'Esposizione, e che
l'esser egli riuscito a far progredire quella preziosa industria, la qual è porta a' progressi delle scienze naturali, provenne dall'aver egli trovato un nuovo principio per costruir gli obbiettivi (d'immersione in un fluido): né si credea per questo miglior ottico, sibbene più fortunato: impossessatisi della sua scoperta, essi, più valenti artefici e operatori di lui, lo avrebbero facilmente vinto. [...] Amici fu scritto giurato della Esposizione, nella Classe della quale era presidente il celebre sir David Brewster, il quale non esitò a proclamar la superiorità del microscopio amiciano; dichiarazione, per così dire, estragiudiziale, che non fu ricordata nelle rubriche francesi, ma della quale gl'Inglesi non fecero mistero, com'è da vedere, per esempio, a pag. 12 del bel libro di Hoggs intitolato The microscop's history, constrution and application, London, Rowtledge 1859.
Con un rifrattore di 240 mm. di apertura munito di micrometro oculare a doppia immagine col quale determinò le varie misure Amici osservò dalla sua Villa la Cometa del 1858. Di quell'anno sono anche la lettera Di un nuovo microscopio portatile, e l'importante memoria Sulla fibra muscolare, apparse entrambe sul giornale «Il Tempo».
Nell'ottobre del 1858 Christian Gottfried Ehrenberg acquistò nel laboratorio di Amici a Firenze un piccolo microscopio per 200 Franchi. Lo stesso Ehrenberg, nella sua qualità di Decano della Facoltà Medica dell'Università di Berlino, di cui era Rettore August Boeckh, due anni dopo, il 16 ottobre 1860, conferì ad Amici la laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia.
All'inizio del 1859 anche Ernst Haeckel, in viaggio verso Messina, fece sosta a Firenze e acquistò da Amici per 250 Franchi un piccolo microscopio con obiettivo ad immersione in acqua, che gli si rivelò prezioso al di là di ogni aspettativa. Fu con quello strumento infatti che egli fece le brillanti scoperte affidate poi alla grande monografia Die Radiolarien (1862).
Con la Seconda Guerra d'Indipendenza Leopoldo II fu costretto ad abdicare e andò in esilio in Austria nell'aprile del 1859. Alla fine di quell'anno Amici venne sollevato dall'ufficio di Direttore dell'Osservatorio Astronomico del R. Museo di Fisica e Storia naturale, incarico ormai troppo gravoso per lui a causa dell'età avanzata, scrisse Donati. Con Decreto del 23 dicembre 1859 firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Ricasoli e dal Ministro dell'Interno Cosimo Ridolfi, che nel 1860 subentrò all'Antinori nella direzione del Museo, Amici venne nominato Professore onorario d'astronomia e incaricato delle osservazioni microscopiche in servizio del R. Museo di Firenze.
La sua ultima invenzione, il prisma a visione diretta, non ha una data precisa. Fra il 1857 e il 1860 egli suggerì a Giovanni Battista Donati, suo aiuto presso la Specola del R. Museo, un apparecchio col quale eseguire le osservazioni delle strie degli spettri stellari. «Il Prof. Amici», scrisse Donati nel 1860, «per rendere queste osservazioni più comode (facendo sì che più facile sia il puntare alle stelle) ha ora costruito un prisma che offre grandissima dispersione senza deviare l'asse di visione: questo prisma si compone di tre prismi, due dei quali di crown-glass, che ne comprendono in mezzo un terzo di boro-silicato di piombo. Se con questo prisma si guarda direttamente una fessura o linea luminosa, la luce si vede decomposta, e lo spettro presenta le medesime strie che appariscono attraverso un prisma semplice di flint-glass».
Tre microscopi Amici furono acquistati nel 1860 dall'Università di Pavia: uno piccolo a quattro serie con immersione in acqua e olio di ricino per Salvatore Tommasi, Professore di Clinica medica; uno grande con immersione in acqua e olio di papavero per il Botanico Guglielmo Gasparrini ad uso dell'Istituto di Anatomia e Fisiologia vegetale; un terzo con polarizzazione, immersione in acqua e olio di anice, per le ricerche fisiologiche di Bartolomeo Panizza.
Nel 1861 Amici fu Presidente della Commissione dei Giurati per la Classe IX, Meccanica di precisione e Fisica, all'Esposizione Italiana che si tenne a Firenze. Con la sua opera, con la realizzazione di strumenti ottici apprezzati e imitati a livello internazionale (di fatto, alla data di quell'Esposizione, ancora gli unici prodotti ad alto contenuto tecnologico, diremmo oggi, esportati dal nostro paese), egli mostrò come il lavoro dello scienziato e quello dell' instrument maker avessero da procedere in sinergia, sollecitandosi a vicenda. Al tempo stesso inaugurò quella tradizione moderna dell'ottica fiorentina, che grazie all'opera di Donati avrebbe portato alla nascita nel 1870 dell'Officina Galileo.
Dalle carte conservate presso la Biblioteca Estense di Modena risulta che Amici fu sicuramente Senatore in Toscana dal 1846 al 1849.
Il Libro de' conti del laboratorio reca l'ultima registrazione di suo pugno della vendita di un piccolo microscopio in data 25 marzo 1863.
Il 10 aprile di quell'anno Giovanni Battista Amici chiudeva a Firenze la sua lunga ed intensa vita.
Un cratere di 54 Km di diametro situato sulla faccia nascosta della luna (lat. 9.9° S, long. 172.1° W) e il pianetino 3809 portano oggi il suo nome.
Bibliografia
Jabez Hogg, The microscope: its history, construction, and application, Third Edition, Routledge, London 1858, p. 12, nota; G. B. Donati, Intorno alle strie degli spettri stellari, «Il Nuovo Cimento», Tomo XV - 1862; F. Palermo, Sulla vita e le opere di Giovanni Battista Amici, «Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche», tomo III, Roma 1870; C. Morais, Su di un obbiettivo costruito dall'Amici secondo la teoria del Mossotti, «Physis», 2-1965; E. Proverbio, The Production of Achromatic Objectives in the First Half of the Nineteenth Century: The Contributions of Giovanni Battista Amici, «Memorie della Società astronomica italiana», LXI-1990; A. Meschiari, Corrispondenza di G. B. Amici con Ottaviano Fabrizio Mossotti, «Atti della Fondazione Giorgio Ronchi», 5-1999; A. Meschiari, Come nacque l'Officina Galileo di Firenze. Gli anni 1861-1870, Fondazione Giorgio Ronchi, vol. LXXXV, Firenze 2005.