Biografia di Giovanni Battista Amici
1809-1814 - Telescopio a riflessione e micrometro - torna all'indice
Un appunto autobiografico di Amici fa risalire al 1809 i suoi primi interessi intorno alla fusione di leghe metalliche per gli specchi da telescopio.
Frequentando la bottega di certo Mattioli armajuolo di professione, ove si uniscono diverse persone di molto ingegno e conoscitori delle arti meccaniche mi vi trovai diversi giorni, che non saprei precisare, ma che furono del Giugno 1809, presente a certi esperimenti di composizioni di metallo che il S.r Gius. Zoboli Modonese famoso fabbricatore di telescopj acromatici, faceva eseguire al detto armajuolo. Mi dimostrai curioso di sapere a quale oggetto si facevano tutte queste prove, e ne intesi il desiderio di potere ottenere una buona lega atta a servire per specchj da Telescopio alla quale non vi si era ancora pervenuto con soddisfazione malgrado più di 150 tentativi diversi. Avendo alcune cognizioni di ottica teorica, e ricordandomi di aver letto nello Smith, e nella Storia delle matematiche di Montucla alcune cose su questo riguardo mi interessai di queste esperienze e promisi di portare il giorno dopo delle buone leghe per servire all'intento. Infatti portatomi subito a casa mia ove abitava ancora un fonditore di metalli e lavoratore di torno S.r Gius. Sgarbi gli feci fondere le due leghe che si trovano nel Montucla cioè la prima due parti di rame una di stagno, ed una di ottone, e l'altra 32 di rame, 15 di stagno, 1 d'argento 1 d'ottone ed una d'arsenico e mi parve che risultassero assai buone e specialmente l'ultima. Le portai dunque la mattina susseguente nella bottega del Mattioli ove furono lodate per la loro bianchezza, ma reputate impossibili a pulirsi a causa della loro friabilità, ed infatti diversi artisti dei più bravi si provarono a pulire quei pezzetti che loro avevo lasciati, e tentò pure lo stesso Mattioli autore di una polvere per cui lustra a meraviglia l'acciaio ma non ne poterono riuscire.
Nell'aprile del 1811 Amici inviò agli astronomi di Brera due telescopi riflettori di sua costruzione: uno per l'osservatorio privato del Senatore Pietro Moscati, l'altro donato alla Specola. Entrambi gli strumenti avevano un diametro di 6.5 pollici (circa 17,5 cm.), e una focale dello specchio obbiettivo di 72/3 piedi parigini: tra i più grandi che si conoscessero in Italia a quel tempo. Le prove ottiche diedero ottimi risultati, cosicché gli astronomi Oriani, Cesaris e Carlini proposero lo strumento per la premiazione e chiesero al Governo di poter commissionare al costruttore un telescopio di maggiori dimensioni. Accogliendo la proposta, l'Istituto delle Scienze di Milano il 15 agosto 1811, in occasione dell'Esposizione nazionale, premiò il telescopio a riflessione di Amici con medaglia d'oro, giudicandolo «pari all'Herscheliano» già in dotazione a quell'osservatorio.
Nel novembre dello stesso anno il nuovo telescopio era pronto: aveva una lunghezza focale di 17 piedi parigini e un'apertura di 11 pollici. Per l'epoca era il più grande riflettore mai costruito in Italia. Ma proprio le sue dimensioni ne impedirono di fatto l'utilizzo.
Un microscopio catadiottrico di nuova invenzione e un telescopio a riflessione nel quale il tubo rimane in posizione fissa parallela con l'asse terrestre e gli oggetti celesti vengono osservati attraverso il foro di un grande specchio metallico piano, mobile in ascensione retta e in declinazione, che riflette la luce dalla sommità al fondo del tubo in cui è posto l'obbiettivo concavo, furono presentati al Concorso delle Arti e dell'Industria l'anno successivo, 1812, e dichiarati entrambi unanimamente dalla Commissione dell'Istituto meritevoli del maggior premio.
Sull'onda di quei primi successi, fra il 1812 e il 1813 uscirono dal laboratorio del costruttore modenese diversi telescopi riflettori, fra cui un newtoniano commissionatogli da Federigo Zuccari (1784-1817) per l'erigendo Osservatorio di Capodimonte a Napoli, di 18 cm. di apertura e 270 cm. (8 piedi) di focale; uno per la Specola di Bologna di 7 piedi di lunghezza focale (266 cm.) con uno specchio principale di 5 pollici e ½ (17 cm); uno di 6 pollici ½ di apertura e 7 piedi e 2/3 di focale per l'Osservatorio astronomico di Padova; uno specchio concavo di 8 piedi di focale con 11 pollici di apertura (30 cm.) per proprio uso da montare su un telescopio newtoniano, a cui Amici applicò il suo nuovo micrometro a lente bipartita per la misura dei diametri dei pianeti e delle distanze delle stelle doppie. Fu con questo riflettore che Amici scoprì in pieno giorno i satelliti di Giove.
Nel dicembre del 1814 Paolo Ruffini presentò alla Società Italiana delle Scienze la prima memoria scientifica di Amici Descrizione di un nuovo micrometro. Approvata dall'astronomo Cesaris, essa fu pubblicata due anni dopo sul Tomo XVII delle «Memorie di Matematica e di Fisica» della medesima Società.
Nel 1817 Amici realizzò per il Re di Sardegna un telescopio newtoniano di 8 piedi di focale con micrometro. L'anno successivo ne costruì uno di 11 pollici di diametro per uso personale.
Bibliografia
P. Di Pietro, Gli anni modenesi di G. B. Amici, «Giornale di Fisica», fasc. 2/3-1988; A. Mandrino-G. Tagliaferri-P. Tucci, Gli strumenti astronomici di Amici a Milano, «Giornale di Fisica», fasc. 2/3-1988; Id., Amici's Telescopes for Brera Observatory, «Nuncius», 2-1989; E. Proverbio-P. Tucci, Giovan Battista Amici costruttore di telescopi e cannocchiali acromatici, «Physis», 1-1993; R. Gatto, Il cannocchiale di Amici dell'Osservatorio astronomico di Capodimonte e la corrispondenza Amici-Zuccari, «Nuncius», 2-1996; A. Meschiari, Corrispondenza di Giovanni Battista Amici con Francesco Carlini, Istituto di Fisica generale applicata dell'Università di Milano, 2001; Gli inizi di Giovanni Battista Amici ottico nella bottega del Mattioli e l'incontro con lo Zoboli, in A. Meschiari, Il Libro de' conti del laboratorio di Giovanni Battista Amici e altri documenti inediti, Tassinari, Firenze 2003.