Amici ritratto a Parigi nel 1855 da J. Duboscq. Litografia di R. Hoffmann per la Gallerie ausgezeichneter Naturforscher di G. A. Lenoir
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Biografia di Giovanni Battista Amici

1840-1845 - Telescopi rifrattori per Firenze. Giovanni Battista Amici e William Henry Fox Talbot. Sulla fecondazione delle piante - torna all'indice della biografia torna all'indice

Alla Terza Riunione, che si tenne a Firenze nel 1841, per la quale occasione fu inaugurata la Tribuna di Galileo, Amici lesse una comunicazione Sopra un cannocchiale il cui uso si estende a tutti gli strumenti di Geodesia, e soprattutto Intorno ad un telescopio acromatico di 16 piedi di distanza focale costrutto nelle officine dell'I. e R. Museo Fisico di Firenze.

Questa seconda relazione è particolarmente importante, perché in essa egli presentò il suo grande rifrattore di circa 11 pollici di apertura (283 mm.) e 16 piedi (oltre 5 m.) di distanza focale, Firenze, antica Specola del Museo di Fisica e Storia naturalerealizzato nel corso del 1840, uno dei maggiori telescopi acromatici del tempo, che sarà chiamato Amici I.

Nell'estate del 1844, durante il suo secondo viaggio a Parigi e Londra, Amici acquistò da Guinand due dischi di flint-glass di 11 pollici di diametro, da cui ricavò il suo secondo obbiettivo acromatico di 9 pollici (238 mm. con m. 3,18 di distanza focale), l' Amici II. I dischi arrivarono nel gennaio del 1845.

L' Amici I, per il quale Giovanni Battista Donati fece costruire nel 1865 una montatura equatoriale, doveva essere lo strumento principale dell'Osservatorio annesso al R. Museo, che Ernst Wilhelm Tempel, giunto ad Arcetri nel 1875, trovò con tubo di mogano montato parallatticamente nella grande cupola, ed usò per disegnare le nebulose.
I due obbiettivi furono utilizzati ancora nel 1936 e nel 1952 in occasione di due eclissi solari.

Telescopio rifrattore Amici IINotizia delle ricerche del Sig. Talbot per imprimere colla luce le immagini degli oggetti sopra la carta fu letta da Amici nell'Adunanza ordinaria del 13 Febbraio 1842 dell'Accademia dei Georgofili in Firenze. Il suo rapporto con William Henry Fox Talbot risaliva ai primi anni Venti, quando lo scienziato inglese, imbattutosi nella memoria sui microscopj catadiottrici, volle possedere uno di questi strumenti. Talbot fu a Modena nel settembre del 1822 e nel marzo del 1826. L'anno successivo i due si incontrarono a Londra. Ma incontri e corrispondenza si interruppero nel 1827 per riprendere soltanto dodici anni dopo, quando Amici fece pervenire a Talbot la circolare e l'invito a partecipare alla prima Riunione degli scienziati italiani che si sarebbe tenuta nell'ottobre di quell'anno, il 1839, a Pisa. Incalzato dall'annuncio della scoperta di Daguerre, Talbot, che da tempo conduceva ricerche sulla fissazione delle immagini per mezzo della luce, pensò di profittare dell'occasione per far conoscere agli scienziati riuniti in Pisa, non solamente italiani, i suoi disegni fotogenici. Ma i disegni non giunsero in tempo. Soltanto nel 1842, grazie all'intermediazione delle sorellastre Horatia e Caroline, che vivevano a Firenze, Talbot riuscì a far avere ad Amici alcuni esemplari dei risultati da lui ottenuti, che intanto erano diventati calotipi .

Ritratto di W.H. Fox TalbotI due scienziati si incontrarono un'ultima volta a Londra nel 1844 in occasione del secondo viaggio di Amici nella capitale inglese. Con un biglietto datato 17 luglio Talbot gli fece avere due copie del suo libro fresco di stampa, The pencil of nature, una per lui, unitamente a dieci fotografie, e una per il Granduca Leopoldo II. Il 21 settembre di quello stesso anno, rientrato in Italia, Amici prese parte alla Sesta Riunione degli scienziati italiani a Milano, dove mostrò i perfezionamenti ottenuti da Talbot nella fotografia, nonché le tavole incise da Fizeau tratte da prove daguerrotipiche.

Sulla fecondazione delle piante (Cucurbita pepo), Osservazioni sugli zoospermi della Chara, e Nuove osservazioni sugli stomi del Cereus peruvianus furono lette da Amici alla Quarta Riunione di Padova nel 1842.

Il botanico tedesco Matthias Jacob Schleiden (1804-1881), professore all'Università di Jena, attraverso una quantità d'indagini sulla struttura dell'ovulo e le trasformazioni che in esso avvengono, aveva cercato di determinare il primo formarsi dell'embrione, ma era finito su una falsa strada. Nessuno più di Amici, per via delle sue precedenti ricerche, era urgentemente chiamato a sottoporre ad esame le idee di Schleiden e nel caso di una loro sconferma, ad opporvisi. Ciò egli fece alla Riunione di Padova nella sua comunicazione sulla fecondazione di Cucurbita Pepo, la cui pianta da anni egli faceva oggetto delle sue ricerche. In quella relazione egli cercò di provare che Cera di Cucurbita Pepo raffigurante il processo della fecondazionel'embrione si forma non nel tubo pollinico, ma in una parte dell'ovulo preesistente alla fecondazione, la quale riceve il liquido fecondante che i tubi pollinici le hanno condotto. Le dimostrazioni addotte contro la teoria di Schleiden, scrisse Hugo Mohl, non erano in verità così convincenti. La scelta della zucca non era a tal fine la più felice, in quanto che nella indagine del processo della fecondazione essa presenta difficoltà maggiori di qualche altra pianta, e benché Amici nelle sue ricerche si fosse perfettamente convinto che l'embrione non si forma nei tubi pollinici, la sua esposizione non era tuttavia adatta a mettere pienamente in luce la sua reale formazione. Perciò quella relazione non ebbe altre conseguenze che un duro attacco da parte di Schleiden.

Bibliografia

H. von Mohl, Giambattista Amici, «Botanische Zeitung», N. 51, 18. December 1863 (trad. it. di A. Meschiari, «Atti della Fondazione Giorgio Ronchi», n. 2-1999); Giorgio Abetti, Amici, Giovanni Battista, «Enciclopedia Italiana», Roma 1950, vol. II; Guglielmo Righini, Storia e vicende degli obbiettivi astronomici di G. B. Amici, «Physis», XI-1969; A. Meschiari, Corrispondenza di Giovanni Battista Amici con William Henry Fox Talbot, «Nuncius», 1-2003.

1831-1839 | 1844-1846